Walter Murch (1985)

 

Tutto ha inizio, ancora una volta, nel Kansas.

Sono ormai passate parecchie settimane da quando Dorothy (Fairuza Balk) è tornata alla fattoria degli zii, ma nessuno vuole credere alle storie che racconta. La vita della bambina scorre in maniera metodica ma solitaria, in più non riesce a capacitarsi di aver abbandonato i suoi amici ad Oz e ne parla continuamente.

Un giorno, nel pollaio, Dorothy trova una vecchia chiave ma la zia Emma (Piper Laurie, vecchia conoscenza del cinema horror) le dice che è solo la chiave della casa che avevano prima del tornado, preoccupandosi ancora di più per i segni di squilibrio che sembra dare la nipote.

Presto detto, Dorothy viene condotta in città da Emma, la quale la lascia in un'orrenda clinica psichiatrica dove si pratica l'elettroshock, promettendo che il giorno seguente l'avrebbe riportata a casa. E già da questo momento possiamo smettere di pensare al film come ad una favola; la clinica è lurida, nei corridoi echeggiano le urla disperate degli altri pazienti e Dorothy viene messa in una stanza ai limiti del decoro.

Un'altra bambina, anche lei paziente della clinica, viene a farle visita e le regala una zucca, dal momento che entro pochi giorni sarebbe stato Halloween..

Più tardi, capite le intenzioni del medico, Dorothy riesce a fuggire con la sua nuova amica grazie ad un black out che manda in tilt i sistemi elettrici della clinica, ma durante la fuga l'amica di Dorothy affoga mentre cercano di allontanarsi dall'ospedale con una zattera di fortuna ricavata da una cassa di legno.

Ovviamente Dorothy, risvegliatasi nella cassa, si ritrova ad Oz, ma insieme a lei c'è anche la sua gallina preferita, Billina..

A parte questo scivolone della gallina che in questo frangente fa le veci del cane Toto (che era rimasto a casa con gli zii), il film è solo all'inizio in materia di efferratezze e scene forti: successivamente più di un essere raccapricciante farà la conoscenza di Dorothy, prima su tutti la Principessa Mombi, una strega che ha preso possesso della città di Smeraldo e di tutte le teste delle più belle donne di Oz, in modo da potersi ''cambiare la testa'' ogni giorno.

Chi conosce questo film non potrà di certo dimenticare la sfilata di teste di Mombi, un sortilegio sadico che poco ha a che vedere con i ghirigori della classica favola disneyana iper ovattata e ''buonista'': qui le teste volano, si staccano, cambiano. Qui ci sono i ruotanti, il piccolo esercito di Mombi, uomini dalle mani e piedi a forma di ruote che lanciano sgradevoli cigolii di ruggine mentre ti inseguono nei vicoli di quella che, una volta, era la Città di Smeraldo.

Nel film possiamo addirittura trovare riferimenti a Dario Argento e allo Shining di Kubrick, come nella sequenza in cui uno dei ruotanti parla a Dorothy attraverso una porta di pietra dietro la quale la bambina si è rifugiata. Forte il richiamo voyeuristico e di incisivo impatto emotivo per un adulto, figuriamoci per i piccoli (a cui il film è, in teoria, rivolto).

Se si è stati bambini negli anni '80 di sicuro questo film sarà rimasto nella memoria di molti, ma anche di chi era un pò meno giovane. Con audace colpo di mano la Walt Disney Pictures di aggiudica il permesso di usare le Scarpette di Rubino che Dorothy perde durante il ritorno nel Kansas, alla fine del primo film, le quali erano un marchio registrato.

In realtà sia Il Mago di Oz della MGM che questo piccolo cult Disney sono tratti dai romanzi di Baum, scrittore che non risparmiava di certo scene cruente nei suoi libri; inverosimilmente il film di March risulta più fedele al romanzo di quello del 1939 con Judy Garland, anche se ci sono punti in comune tra i due film.

Inoltre nel film sono presenti molti altri personaggi piuttosto raccapriccianti e la trama si basa su un filone di brutalità che di certo per noi, bambini di quegli anni, non è passato inosservato, si pensi al crudele Re degli Gnomi, altro antagonista di Dorothy.

La musica, orchestrata da David Spencer, è la vera colonna portante di tutto il film, il tema principale si trova QUI.

 

 

 

 

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