Il gatto nero

 

 

(Photo by Madadman)

 
 
 
 
 
Senza dubbio questo è il suo racconto più conosciuto, ispirazione per moltissimi registi che ne hanno tratto diversi adattamenti. 
Il gatto nero è l'esempio magistrale di quanto la malvagità dell'uomo ricada spesso sugli animali, nostri sfortunati compagni di viaggio su questo pianeta che l'autore, a quanto pare, conosce piuttosto bene.
La trama è elementare: abbiamo il protagonista, sposato, da sempre immerso nel mondo animale e, per usare un termine moderno, convinto animalista. Di animali ne possiede molti fin da bambino, giocando con loro come si fa con dei fratelli.
Da come ne parla si intuisce un profondo attaccamento per le sue creature da compagnia, tanto grande da scegliere una compagna di vita che condivide la sua stessa passione.
Ma la situazione non è destinata a durare a lungo, infatti si riaffaccia nella sua vita il demone dell'alcol, portandolo allo sbando e facendo germogliare in lui una malsana forma di odio verso il suo gatto, l'animale da lui preferito, Pluto.
Il racconto di Poe serba per il lettore molti colpi di scena inaspettati, rimanendo come sempre caratterizzato dallo stile in prima persona e dalle espressioni d'angoscia dell'Io narrante, anche stavolta intrappolato in una realtà quasi paradossale che lo fa agire d'impulso e senza riflettere lucidamente.
Il gatto, di contro, sembra possedere una scaltra mente felina in grado di resistere a tutte le violenze e le prepotenze del suo padrone, risultando il vero protagonista della storia tanto quanto l'uomo.
Sinceramente, alla lettura di questo racconto, mi vergogno di essere un'essere umano, il profondo messaggio animalista di Poe dovrebbe essere l'unico a penetrare nella coscienza del lettore, aldilà dei soliti squartamenti e uccisioni tanto cari alle nostre pagine di cui Poe, non si può negare, era un vero virtuoso.
 
 
 
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