Mario Bava

 
 
 
Mario Bava nasce a San Remo il 31 luglio 1914. 
E' stato, oltre ad uno dei padri fondatori dell'horror italiano, anche uno sceneggiatore, direttore della fotografia e creatore di effetti speciali.
Amato ed osannato da molti registi famosi quali Martin Scorsese, Quentin Tarantino, Tim Burton e John Landis, divenne famoso sia per i suoi ingegnosi stratagemmi nella cura degli effetti speciali che per l'uso espressionistico del colore e della luce, coadiuvati dall'uso quasi maniacale dello zoom e dei primi piani.
Purtroppo in Italia venne considerato un autore di B-movie fino alla sua morte, quando invece il pubblico cominciò a rivalutare i suoi film, molti dei quali divenuti dei veri e propri cult, specie in ambito horror.
Negli anni '60, dopo una serie di cortometraggi, dirige il primo horror gotico italiano, ''La maschera del demonio'', con protagonista Barbara Steel, attrice che verrà lanciata proprio da Bava come eroina del genere horror.
Nel 1962 il thriller ''La ragazza che sapeva troppo'' contribuisce a fondare una sorta di stile guida per il giallo italiano, ispirando anche Dario Argento ed i suoi primi lavori nel cinema.
Altri titoli piuttosto famosi sono ''Sei donne per l'assassino''(in cui compare per la prima volta la ricorrente figura del killer con impermeabile scuro e guanti), ''Terrore nellpo spazio'' (che fu fonte di ispirazione per Ridley Scott ed il suo Alien) e ''I tre volti della paura'', film composto da tre episodi meravigliosamente saturi di tensione e scenografie angoscianti.
Negli anni '70 Bava torna alla ribalta con pellicole dal forte sapore slasher quali ''Reazione a catena''(che ispirò la fortunata saga americana Venerdì 13), ''Lisa e il diavolo'' o ''Gli orrori del castello di Norimberga''.
Nel 1980, anno della sua morte, collaborò con Dario Argento che stava lavorando ad Inferno, realizzando alcuni modellini per rappresentare la città di New York ma anche la scena finale per la quale realizzò una splendida sequenza per Mater Tenebrarum.
In conclusione si può certamente definire questo regista come un vero e proprio pioniere di un complesso universo cinematografico, universo in cui non esitò a sperimentare e a farsi largo con sempre maggiori stimoli e pochissimi aiuti tecnici, operante in un periodo storico ove le idee più che gli effetti speciali ormai abusati al giorno d'oggi riuscivano a concretizzare un lavoro e a farlo rimanere ben scolpito nella memoria del terrorizzato spettatore, sia esso di cinema che di televisione.
 
 
 
 
 
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