(1981)

 

 

ATTENZIONE! La seguente recensione contiene spoiler!

 

Secondo film della Trilogia della Morte di Fulci, a mio parere il più bello. Secondo lo sceneggiatore Dardano Sacchetti il film, citando il titolo, non è un capolavoro ma poteva andare "aldilà".

Io non sono d'accordo, Fulci e' andato ''aldilà'' filmando il più bel film horror della sua carriera con scene così cruente e spaventose da toccare livelli che nemmeno i grandi Romero o Carpenter hanno toccato! Ricordiamo i ragni che devastano il viso di Mirabella, sequenza che dal 1981 vedo, o meglio dire ascolto, con gli occhi chiusi tanto è cruenta. Oppure il cane che sgozza la bella fantasma Emily (Cinzia Monreale), senza prima avergli sussurrato una parolina all'orecchio. 

Musiche di Fabio Frizzi nei titoli di testa che accompagnate dal fuoco dell' inferno che acceca Emily sarebbe riduttivo definirle da pelle d' oca ed ancora il prologo in bianco e nero con il temporale che imperversa fanno già pregustare l' orrore che ne seguirà. Non ci sono soluzioni di continuità dove lo spettatore si possa rilassare, pellicola al cardiopalma ed adrenalina pura dall'inizio alla fine, insomma uno dei film più forti dell'horror anni '80.

Ancora secondo Sacchetti il prologo andava tolto, non sono d' accordo, il prologo da una bellezza straordinaria al film, e' una sua particolarità che spesso incontriamo nei lavori di Fulci (vedi Zombi 2), una sorta di sintesi o spiegazione di quello che vedremo nel seguito del film, caratteristica che lo distingue molto dagli altri registi. 

Finale veramente da ipertensione che rasenta anche il commovente quando i due protagonista varcano le soglie dell'Aldilà, oramai condannati, ad esplorare il mare delle tenebre.

 

 

CITAZIONI:
Dal libro di Eibon scritto più di 2000 anni fà':
''Le sette terribili porte dell'inferno sono nascoste in sette luoghi maledetti, sulla terra e sul mare. Guai ad aprire una delle sette porte, perché attraverso quella porta IL MALE INVADERA' IL MONDO !

Ed ora tu affronterai il mare delle TENEBRE! Ed in esso ciò che vi e' d'esplorabile''.

 

 

 

Domenico d'Urso