(1971)

 

Questo è stato forse il film di Argento più ricercato dai molti appassionati seguaci del regista, in quanto problemi di distribuzione ne hanno sempre reso difficile la reperibilità, inoltre i rarissimi passaggi in tv nel corso degli ultimi 25 anni gli hanno attribuito un alone di mistero, almeno per tutti coloro che non poterono assistere alla sua uscita nelle sale.

Thriller molto raffinato, colpisce sia nelle sequenze sicuramente angosciose tipiche dell'Argento anni '70 che nei colpi di scena che sicuramente non sono pochi; ma passiamo al canovaccio vero e proprio.

Il giovane ed aitante Roberto Tobias (Micheal Brandon) suona in una band come batterista, esercitandosi spesso con i colleghi musicisti per i quali rappresenta quasi un leader. Una sera, di ritorno dalle prove, Roberto si rende conto di essere seguito da una misteriosa figura che lo fissa, un uomo con occhiali scuri ed impermeabile.

Poichè sono ormai diversi giorni che l'uomo lo perseguita ovunque, Roberto decide improvvisamente di affrontarlo, in cerca di spiegazioni che l'uomo però sembra non volergli dare. Ne segue una colluttazione, nella quale il misterioso individuo che lo stalkerizzava muore accoltellato accidentalmente dallo stesso Roberto, il quale si ritrae spaventato. La scena si svolge in un piccolo teatro deserto, cosa che induce il protagonista a voltare la testa di scatto non appena sente il rumore di svariati flash fotografici provenire da una delle balconate del teatro.

Una terza figura, infantilmente mascherata dietro ad un'oscena bambola di gomma, ha fotografato l'omicidio perpetrato dal batterista, ma lui non riesce a scorgere chi si nasconda dietro la macchina fotografica che ha scattato quelle foto.

Chiaramente il "fotografo" comincia a perseguitare il nostro amico musicista, inviandogli parte delle foto scattate ma anche collegamenti con la vittima e alcuni dei suoi oggetti personali. Disperato e sempre più impaurito, Roberto decide di chiedere aiuto ad un suo amico senza peli sulla lingua, Diomede (Bud Spencer), mentre in famiglia decide di tenere sua moglie Nina (Mimsy Farmer) all'oscuro degli eventi il più a lungo possibile per non spaventarla.

Diomede, che preferisce essere chiamato Dio, suggerisce all'amico di contattare Arrosio, un investigatore privato che lui reputa economico ma affidabile. L'uomo, non molto fortunato ma scaltro, decide di cominciare immediatamente a scavare nella vita di Tobias per cercare di capire chi possa mai avercela tanto con lui.

Ad aumentare la tensione del giovane protagonista c'è un sogno ricorrente e terribile, in cui egli assiste alla decapitazione di un uomo per mano di un boia che impugna una scimitarra e vede rotolare via la testa del malcapitato in una piazza islamica gremita di persone.

Caratterizzato da una deliziosa verve comica (tipica dei primi lavori del regista) inserita per alleggerire il crescente alone di paura che monta intorno alla vita di Tobias, 4 mosche di velluto grigio può essere considerato un precursore di Profondo Rosso, essendo chiaro ormai che Argento era quasi giunto ad una maturità artistica che gli avrebbe procurato la fama mondiale di ''Maestro del brivido''.

L'inserimento di figure molto note al cinema italiano come l'ottimo Jean Pierre Marielle o lo spassoso Bud Spencer coadiuvato da un Oreste Lionello sopra le righe fanno di questa pellicola una delle più altalenanti di Argento, che manterrà questo suo dualismo comicità-terrore per quasi tutta la sua filmografia, facendone uno dei cardini fondamentali del suo cinema.

CURIOSITA'

La figura di Diomede, solitario abitante di una minuscola baracca fatiscente sulle rive del fiume Tevere in zona Marconi, è presente anche nel libro di Frederic Brown "La statua che urla", testo dal quale Argento trasse la prima stesura de "L'uccello dalle piume di cristallo", suo primo film. 

Le 4 mosche del titolo racchiudono la chiave per risolvere l'enigma di Roberto Tobias, un pò come gli iris in Suspiria o le impercettibili sequenze in cui addirittura viene mostrato l'assassino in Profondo Rosso e Phenomena. C'è da dire che difficilmente lo spettatore, questa volta, potrà giungere ad una soluzione prematura rispetto ai tempi del film, poichè l'escamotage è davvero ben nascosto e quasi impossibile da individuare.

Le musiche sono ancora una volta affidate ad Ennio Morricone, anche se, in un primo momento, i Deep Purple erano entrati nella rosa dei candidati per la colonna sonora del film. Ritengo che Morricone, nonostante sia una delle menti artistiche più eccelse del nostro paese, fosse ancora troppo legato alle melodie dei western di Sergio Leone per delineare una convincente colonna sonora per un giallo, non a caso ebbe diversi scontri di opinione con il regista tanto da interrompere la loro collaborazione artistica per oltre 20 anni.

Come si è detto Jean Pierre Marielle, che interpreta l'investigatore Arrosio, spicca per comicità e autoironia, interpretando un simpatico omosessuale alle prese con un caso più grande di lui che però, inaspettatamente e quasi per caso, riesce a risolvere. Ritroveremo la componente omosessuale in quasi tutti i film più conosciuti di Argento, tra cui Il gatto a nove code, L'uccello dalle piume di cristallo, Profondo Rosso e tantissimi altri, tra l'altro affrontando in maniera molto sobria l'argomento, senza eccedere mai in dialoghi forzati o minimamente offensivi.

4 mosche di velluto grigio, che fa parte dell'ufficiosa trilogia animalesca di Dario Argento, è stato girato tra Roma, Torino e Spoleto, ma la moschea che appare nell'incubo di Tobias è quella di Qayrawan, in Tunisia, visitata dal regista insieme alla prima moglie Marisa Casale.

 

 

 

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