(1996)
 
 
A Firenze, mandata in missione dalla polizia di Roma sulle tracce di un serial killer con l'hobby dello stupro, Anna Manni (Asia Argento) decide di visitare la Galleria degli Uffizi, rimanendo piuttosto impressionata dalla stupefacente bellezza delle opere esposte e rimanendo colpita in modo particolare dalla Caduta di Icaro di Bruegel, accusando un forte malessere proprio dinanzi il quadro.
L'emozione è molto forte, tanto da causare un mancamento alla poliziotta, che sviene. Essa è preda della Sindrome di Stendhal, una sorta di ''attacco di panico'' e profonda instabilità emotiva che colpisce le persone particolarmente sensibili all'arte causando tachicardia, capogiri e svenimenti.
Al suo risveglio Anna viene assistita da Alfredo (Thomas Kretschmann), un ragazzo dai capelli biondi che le presta soccorso e l'aiuta a rimettersi in piedi.
Successivamente però, Anna ha un incontro faccia a faccia con il serial killer, il quale riesce a penetrare nell'albergo dove la poliziotta risiede e ad abusare di lei...
La già fragile emotività della donna, che tra l'altro ha perso la madre ancora bambina, dovrà rapportarsi ora a due nuovi ostacoli psicologici: tornare ad affrontare la vita superando il trauma e cercare di individuare le cause del suo svenimento nel museo toscano..
 
 
La Sindrome di Stendhal è un giallo molto particolare, certamente non il migliore che il regista romano ci abbia regalato ma, a voler essere onesti, si può collocare in un punto imprecisato tra quella che sarà poi la disdetta de Il Cartaio, Giallo e tutti i film successivi a Non ho sonno (uscito nelle sale cinematografiche all'alba del nuovo millennio) e il non plus ultra, ossia lavori come Profondo Rosso o 4 mosche di velluto grigio, tanto per dirne un paio.
Insomma un'accettabile via di mezzo, anche se, personalmente, ritengo l'insistenza con la quale ci viene presentato il tema dello stupro piuttosto irritante, quasi a voler puntare principalmente su questo crimine l'intero scheletro del film e dimenticarsi del succulento punto di partenza rappresentato dalla Sindrome vera e propria, di cui poco ci viene spiegato durante la proiezione. 
Quest'affezione psicosomatica piomba sulle spalle di moltissime persone che si trovano di fronte ad opere d'arte di un certo tipo, incapaci di reagire all'immagine rappresentata e completamente schiavi di un'estasi impetuosa e improvvisa che li colpisce soprattutto se si trovano in luoghi stretti o poco ventilati. Molto simile ai moderni attacchi di panico, la Sindrome deve il suo nome allo scrittore Henri-Marie Beyle, detto appunto Stendhal, che la descrisse (per esperienza diretta) nei minimi particolari nel romanzo Roma, Napoli e Firenze, scritto in seguito ad un viaggio in Italia nel 1817. 
Eppure il disturbo non verrà studiato fino al 1977, quando si verificarono una serie di svenimenti proprio nei musei di Firenze, per lo più stranieri di sesso maschile; l'esordio della malattia è una spia per moltissimi altri disturbi psichici, eppure moltissime persone rimangono sbalordite nel constatare che questa sindrome esiste davvero ed è anche piuttosto violenta e dolorosa nell'individuo predisposto che, quasi sempre, si trova in vacanza e quindi maggiormente esposto a forti emozioni (sembrerebbe che le aree del cervello che agiscono su questi attacchi improvvisi siano direttamente collegate all'amigdala, la ghiandola che regola la Paura).
 
(Caduta di Icaro, Pieter Bruegel il Vecchio, 1558)
 
Tornando invece al film nella sua complessità non c'è molto da dire, Asia Argento non è stavolta circondata da attori famosi e  resta unica protagonista indisturbata di tutta la storia, dall'inizio alla fine.
Le musiche, che stavolta vedono il ritorno del grande binomio Morricone-Argento, sono incisive ma poco disturbanti, non all'altezza di quelle che il compositore scrisse per i primi film del regista negli anni '70, tuttavia azzeccate.
Insomma il film, anche se molto violento, manca di ciò che aveva sempre caratterizzato i gialli di Argento: dare la possibilità allo spettatore di incuriosirsi, di scovare un dettaglio o un indizio nascosto e, forse, di emozionarsi.
 
 
 
 
Phenomena