(1980)
 
Rose è una giovane donna piuttosto curiosa che vive a New York, la quale si imbatte per caso in uno strano libro scritto da un architetto italiano di nome Varelli. Nel volume l'uomo, che è anche un alchimista, dichiara di aver costruito tre splendide dimore per tre donne malefiche, una delle quali sembrerebbe risiedere proprio a New York e Rose è quasi certa che uno dei tre edifici sia quello dove lei stessa risiede, avendolo confrontato a quello raffigurato nel libro.
 
 
Tutto questo la spaventa molto, così decide di scrivere una lettera al fratello Mark, studente di musica a Roma, per pregarlo di raggiungerla.
Dopo essersi confidata con Kazanian, l'antiquario che le ha venduto il libro, Rose è di ritorno a casa (che in realtà dista dal negozio appena pochi metri) ma il portachiavi le cade nei sotterranei del palazzo ed è quindi costretta ad entrarvi.
Scendendo sempre più in basso Rose scopre una stanza allagata in cui galleggia un cadavere semidecomposto, così, terrorizzata, recupera il portachiavi e si affretta verso casa, ma qualcuno la sta osservando..
Ricevuta la missiva a Roma, Mark incrocia lo sguardo con una splendida donna seduta nell'aula di conservatorio dove anche lui si trova mentre legge la lettera.
La fanciulla, che sta accarezzando uno splendido gatto persiano, sparisce però alla fine della lezione.
Così Mark, dimentico della lettera che resta sui banchi dell'aula, cerca di inseguire la ragazza.
Destino vuole che la lettera venga trovata da Sara, amica di Mark e sua compagna al conservatorio, la quale cercherà in tutti i modi di contattarlo per metterlo al corrente del contenuto della busta affrancata..
 
 
Da qui in poi vedremo un estenuante passaggio di testimone tra i vari attori, tutti aspiranti al ruolo di protagonista senza però riuscire mai a diventarlo in maniera totale, quasi uno stratagemma del regista per confonderci e impressionarci ancora di più. Abbiamo già visto in Suspiria come sia facile, per le Madri, ammaliare e circuire le persone da cui vogliono trarre dei vantaggi personali, in Inferno assistiamo ad una conferma assoluta di questa supposizione.
Gli attori, tra cui soprattutto donne giovani e belle, periscono come mosche in questa visionaria opera del 1980, impedendo allo spettatore di focalizzare l'attenzione su di un solo personaggio e trascinandolo in una vicenda malsana e disturbante.
Memorabile la stanza allagata in cui Rose si immerge completamente vestita, un ovattato mondo sommerso in grado però di farci trattenere il fiato quasi fossimo lì sotto insieme a lei.
Andando avanti con il film incontriamo anche volti molto noti come ad esempio Gabriele Lavia (Profondo Rosso) o Alida Valli (la miss Tanner di Suspiria), nonchè una giovane Eleonora Giorgi (che con l'horror aveva poco a che fare) e l'immancabile e sempre splendida Daria Nicolodi nel ruolo della contessa Elise, giovane donna dal carattere gentile ma dalla salute cagionevole.
 
 
Inferno, per anni, è rimasto nell'ombra come uno squallido filmetto di serie B, quasi un horror movie americano di scarsa qualità. Solo ultimamente è salito nell'olimpo dei migliori di Argento in misura uniforme tra critica e fans, molto probabilmente a causa della deludente conclusione dell'intera saga nel 2007, quando Argento gira La Terza Madre.
E' solo quando vediamo il peggio che ci ricordiamo di quali erano i VERI horror.
 
 
 
 
 
Phenomena