(1971)

 

''C'era una volta un enigmista,

che assieme ad un giornalista,

decise di sapere

perchè certa gente muore.

Così enigmista e giornalista

finirono anche loro sulla LISTA.''

 

Torino, primi anni '70. E' una limpida serata primaverile quando Franco Arnò (Karl Malden), non vedente, passeggia con la sua nipotina Lori (Cinzia De Carolis).

Mentre passeggiano, tra i discorsi di tutti i giorni, al signor Arnò sembra di udire una strana conversazione tra due figure sedute in una macchina parcheggiata vicino a loro, anche se sua nipote dice di vedere soltanto un uomo che parla da solo. Sconcertati, Arnò e Lori si dirigono verso la propria casa, che dista solo pochi metri da lì.

Quella stessa notte all'Istituto Terzi, laboratorio di ricerche genetiche di fronte casa di Arnò, viene commesso un furto e il custode viene tramortito, provocando un sordo rumore che desta Arnò dal suo sonno.

L'indomani l'uomo si reca all'istituto per capire cosa sia accaduto e fa la conoscenza di Giordani (James Franciscus), giovane giornalista interessato quanto lui a risolvere l'enigma del fantomatico furto al laboratorio...

Dal cast raffinato ed elegante, Il gatto a nove code fu la seconda fatica cinematografica di Argento, il quale inserì attori statunitensi anche in seguito alla co-produzione che era in parte americana. James Franciscus, ad esempio, era noto per L'altra faccia del pianeta delle scimmie (1970), Karl Malden proveniva da film come Io confesso, di Hitchcock (1954).

Ovviamente sono presenti anche attori italiani, una giovane Catherine Spaak ebbe il ruolo della figlia del Professor Terzi, uno dei personaggi principali e meglio riusciti di tutto il film: interpretazione da osservare davvero con attenzione.

Le musiche, ancora una volta, portano la firma di Ennio Morricone, primo collaboratore musicale di Argento che con la traccia Paranoia prima (contenuta nella colonna sonora del film) venne anni dopo citato da Quentin Tarantino in Grindhouse.

La Torino di quegli anni, tanto amata da Argento, ci appare qui piuttosto grigia, forse troppo deserta, quasi asettica. L'Istituto Terzi, che ne è l'emblema, è un interminabile puzzle di corridoi in vetro e figure in camice. Il regista, che fin dall'infanzia odia i corridoi, non si è di certo risparmiato in quanto a visionarità e simbolismi, orchestrando un ottimo giallo davvero degno di questo nome. 

La bambina che interpreta la piccola Lori è Cinzia De Carolis, futura doppiatrice italiana dell'anime giapponese Lady Oscar, un'altra piccola sorpresa di questo cast straordinario.

 

 

 

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