(2004)
 
 
A Roma, in un giorno qualsiasi, un pazzo si mette in contatto con la polizia tramite il computer della poliziotta Anna Mari (Stefania Rocca), dichiarando di aver rapito una turista e di voler sfidare gli investigatori ad una partita di videopoker: in palio, ovviamente, la vita della ragazza, che tutti possono vedere legata e imbavagliata tramite la webcam piazzata davanti a lei dal suo rapitore. Inoltre il folle, che si fa chiamare ''Il Cartaio'', promette di amputare una parte del corpo della donna per ogni partita di poker che la polizia perderà.
Anna capisce che l'unico modo per cercare di salvare la turista è accettare la sfida del Cartaio, ma il capo della polizia le intima di non giocare, di non cedere al ricatto del maniaco, così la ragazza viene sgozzata ed il suo corpo ritrovato poco tempo dopo in un fiume.
Una seconda donna, rapita poco tempo dopo, rende necessaria una nuova partita con il killer, ma stavolta a giocare sarà Carlo (Claudio Santamaria), collega di Anna che purtroppo non riesce a battere il suo avversario.
Dopo questa seconda vittima la polizia, che nel frattempo ha affidato il caso ad Anna e al detective inglese John Brennan (Liam Cunningham), si mette alla ricerca di un vero esperto del gioco del videopoker, qualcuno che possa battere il Cartaio e cercare di salvare la vita della prossima sventurata..
 
 
Girato appena una decina di anni fa, Il Cartaio incassò poco meno di tre milioni di euro, rivelandosi un vero flop, sia al botteghino che agli occhi dei più appassionati cinefili horror. Il vero problema di questo film non risiede infatti nella recitazione (sia Stefania Rocca che il giovane Silvio Muccino ci sorprendono per la loro adattabilità recitativa superando a pieni voti la prova del thriller/poliziesco, pur provenendo da tutt'altro genere di cinema), piuttosto a sorprenderci è proprio lo stile registico, poco riconoscibile e improntato sugli schemi della moderna fiction da lunedì sera che gli amanti del VERO giallo all'italiana non possono che detestare. Insomma sembra di guardare un episodio di Distretto di Polizia, l'atmosfera che si respira non esula da questi contesti televisivi neanche in una scena e la firma del Maestro Argento appare ridotta all'osso, ormai priva di spessore e pathos.
La sceneggiatura, scritta insieme a Franco Ferrini, non ci regala sorprese: il colpevole è riconoscibile praticamente subito, specialmente per una mente allenata alle nozioni basilari di psicologia, mentre il vecchio ''gioco'' di Argento dell'indizio celato nei modi più geniali possibili (ma, in realtà, visibile a tutti, vedi il ''quadro'' di Profondo Rosso o gli iris di Suspiria) e che, se scovato, avrebbe poi portato all'assassino, sembra ormai scomparso del tutto dall'orizzonte.
Nella pellicola compare la figlia maggiore di Argento, Fiore, che aveva già lavorato con il padre in Phenomena e Demoni.
 
 
 
 
 
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