(2001)

 

 

A Torino, per puro caso, una prostituta esce dalla casa di un cliente con una busta contenente le foto di svariati omicidi e articoli di giornale. La donna, che sta viaggiando in treno, si accorge di cos'ha tra le mani quando è ormai troppo tardi: l'assassino l'ha raggiunta e la elimina brutalmente per recuperare la sua busta.

Dell'omicidio si occuperà il commissario Manni, avvalendosi della collaborazione dell'ex commissario Ulisse Moretti (Max Von Sydow), il quale troverà molte analogie tra questi omicidi e una serie di delitti commessi nel 1983.

Nel frattempo Giacomo (Stefano Dionisi), timido ragazzo che fa il cameriere in un ristorante cinese per sbarcare il lunario, viene richiamato a Torino dal suo vecchio amico Lorenzo (Roberto Zibetti) e, appresa la notizia dei nuovi delitti, spera di trovare il killer che uccise sua madre nel 1983 collaborando con Moretti.

Decisiva nella risoluzione del caso una strana filastrocca, anch'essa vecchia di 18 anni..

 

 

Non ho sonno si può definire una bella boccata d'ossigeno dopo un lento ma inarrestabile declino che il regista romano tracciò nella sua filmografia e che, a mio parere, vide il suo tracollo peggiore proprio verso la fine degli anni '90. Se si sorvola sul lampante richiamo a Profondo Rosso sicuramente si noteranno molti aspetti positivi in questa pellicola di inizio millennio, a cominciare dalla rinnovata collaborazione con i Goblin per la colonna sonora e ritorni storici come quello di Gabriele Lavia nella parte del padre di Lorenzo.

Anche questa volta Argento sceglie la città di Torino, altro ritorno nostalgico alla sua prima filmografia e senz'altro una scelta ottimale dal punto di vista stilistico e d'impatto; i quartieri in cui le scene di svolgono sono eleganti, maestosi, ricordano molto gli spazi di Villa Scott e dell'Art Nouveau più in generale.

Di spicco l'interpretazione di Max Von Sydow, un vero tocco di classe per un film che senza di lui avrebbe sicuramente arrancato parecchio, nonostante anche gli attori secondari siano in parte e quasi del tutto autosufficienti.

La filastrocca del fattore è stata scritta da Asia Argento, figlia del regista.

 

 

 

 

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